Cardinale e uomo politico spagnolo. Compiuti gli studi di
Diritto canonico divenne cancelliere di Alfonso XI di Castiglia e nel 1338 fu
nominato arcivescovo di Toledo. Nel 1340 partecipò alla lotta contro i
Mori a Tarifa e fu presente all'assedio di Algeciras; tre anni più tardi
si recò alla corte papale residente ad Avignone per cercare aiuti nella
lotta spagnola contro i Musulmani. Nel 1350 papa Clemente VI lo elevò al
rango cardinalizio, mettendolo poi a capo della Penitenzieria apostolica per
riportare ordine nello Stato della Chiesa (1353). Recatosi a Roma, in compagnia
di Cola di Rienzo, con l'aiuto dei soldati agli ordini di fra' Moriale
riportò all'obbedienza il prefetto Giovanni di Vico, signore di Viterbo.
Negli anni tra il 1354 e il 1367, rinnovatogli da Innocenzo VI e Urbano V
l'incarico di legato papale in Italia,
A. riuscì a sottomettere i
signori di Romagna e delle Marche che approfittando della lontananza del
pontefice si erano ribellati alla sua autorità. La battaglia di San
Rufillo del 1361 coronò l'opera di consolidamento delle province
romagnole, ma solo il ritorno del papa a Viterbo avvenuto nel 1367 concluse
pienamente l'impresa. Nel 1356
A. fu creato vescovo di Sabina e legato di
Bologna, dove fondò un collegio universitario destinato a giovani
studenti di nazionalità spagnola che porta tuttora il suo nome. Accanto
all'opera politico-diplomatica, fondamentale fu l'azione di
A. nel campo
della legislazione dello Stato pontificio, sancita dal
Liber Constitutionum
Sanctae Matris Ecclesiae più noto con il nome di
Costituzioni
Egidiane, emanato nel 1357 dal parlamento di Fano, che rimase in vigore
nello Stato della Chiesa fino alla riforma gregoriana del 1816 (Cuenca, Nuova
Castiglia 1310 circa - Viterbo 1367).